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Francesco Zorzi Muazzo, nobile veneziano del Settecento, amante del gioco d'azzardo, del vino e delle belle donne, violò le regole del patriziato e fu segregato prima nel convento di Santo Spirito e poi nel manicomio di San Servolo, dove morì. Lì, sulla base dei ricordi personali, compose un'immensa Raccolta di frasi, proverbi, modi di dire, e vivaci descrizioni di ambienti, persone ed eventi. Comunissimi i temi libertini, ma anche le denunce derisorie di speculatori, imbroglioni, corrotti, medici e avvocati ridicoli. Grazie alla mole enorme del materiale, è possibile conoscere ogni angolo e ogni aspetto nobile e plebeo della Venezia dell'epoca.