Angelo Colla Editore

Narrativa e altre scritture

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Copertina del libro: Luigi da Porto. Lettere storiche 1509-1513

Autore: Cecil H. Clough
Curatore: Giovanni Pellizzari
Luigi da Porto. Lettere storiche 1509-1513

formato 17x24, 674 pagine, brossura

Collana: Narrativa e altre scritture

Isbn: 978-88-89527-94-8
Prezzo: 65,00 Euro

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Luigi da Porto (1485-1529), nobile vicentino intimo amico di Pietro Bembo, è noto al largo pubblico come inventore della novella di Giulietta e Romeo, a cui si ispirò il capolavoro di Shakespeare. Ma prima di essere scrittore, poeta e storico fu un giovane e coraggioso capitano di cavalleria che participò alla Guerra di Cambrai. Ferito in battaglia e rimasto parzialmente paralizzato, si dedicò all’attività letteraria.

Le Lettere storiche sono una vera e propria storia della Guerra della Lega di Cambrai, e la più dettagliata che sia stata scritta sull’argomento.

 

 Nelle Lettere del da Porto si alternano e si fondono momenti di felice vitalità e drammi sanguinosi: le scaramucce fra cavalieri d’eccezione sotto gli occhi degli alti comandi veneziani, come in un teatro verde, a due passi da Verona; lo spettacolo, in Friuli, d’un commilitone ungherese la cui calma e folle audacia strappa un applauso a Luigi, d’un tratto trasportato nel mondo fiabesco e stralunato delle Chansons de geste e dei romanzi cavallereschi spagnoli; le imprese della maestrevole e sinistra cavalleria leggera albanese al servizio di Venezia...; l’orrore ipnotico delle esecuzioni capitali con i loro rituali di degradazione; l’imboscata al chiaro di luna fatta, si direbbe, come una serenata alla sua donna, col buio finale che precede l’alba, e il ricordo dell’inno a Venere di Lucrezio.
     C’è, in questa bella e franca figura di scrittore, la cultura classica, fresca di forti umori umanistici, e una non meno influente ideologia cavalleresca: la guerra come splendida avventura, da vivere a colpi di agguati e duelli al sole. Ma c’è anche la percezione realisticamente politica della guerra, con lo smarrimento di fronte alle sue atrocità, che detta all’Autore considerazioni e giudizi sull’esercizio tortuoso del potere e violento del comando, e sulla psicologia dei soldati e delle masse contadine degni dei migliori scrittori politici del Rinascimento.
     E poi, il buio improvviso della paralisi per una ferita alla gola rimediata da Luigi in uno scontro sul fronte friulano, la solitudine nella sua campagna di Montorso, o nel palazzo di città, e il sentimento del tempo, che gli fa riordinare, con le carte, il passato. Una vera recherche, che gli riporta davanti agli occhi i volti e le parole dei tanti compagni morti: a partire da quel suo zio, Antonio Savorgnan, figura paterna che poi tradì Venezia e finì tragicamente.
     Lettere dunque reinventate dopo vent’anni, e riscritte nello stile mutuato dal Bembo, il suo più illustre, caro e mondanissimo amico. Come dire: coscienza, kunstwollen di divenire un classico, scrittura ‘per i futuri’: per noi.